Dal 4 settembre al 25 ottobre 2020 La Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani ospita l’evento L’Opera ospite. La Cleopatra Barberini, affetti barocchi nel dipinto di Giovanni Lanfranco (Terenzo 1582 – Roma 1647).

L’esposizione temporanea porta nelle sale della Casa Museo uno dei quadri più noti del pittore Giovanni Lanfranco, opera suggestiva e intimamente legata alla famiglia principesca e papale Barberini. Nel testamento di Marco Marazzoli, compositore, cantante e virtuoso d’arpa, datato 7 gennaio 1662, viene citata “una Cleopatra mezza figura al naturale di mano di Lanfranco con la cornice indorata” che, insieme ad altre due tele di Lanfranco viene legata ai principi Barberini. Le tre opere sono accomunate sia da una stretta relazione tra l’iconografia e i soggetti di composizioni musicali andate in scena proprio nel palazzo dei Barberini, sia dal probabile utilizzo da parte del pittore della stessa modella per i soggetti di Venere, Erminia e Cleopatra, caratterizzate dagli stessi tratti fisionomici, dall’incarnato perlaceo e dalla plasticità del busto.

In una collezione di circa 70 dipinti le tre opere di Lanfranco rappresentavano una vera eccellenza, giunte al Marazzoli con ogni probabilità direttamente dal pittore come segno di riconoscenza per le lezioni di musica impartite alla figlia. Nel suo testamento il Marazzoli lasciò dunque come segno di gratitudine questi tre capolavori ai membri più eminenti della famiglia Barberini, suoi mecenati fin dal 1629 quando divenne musicista di corte del cardinale Antonio. Al cardinale Carlo Barberini andò l’Erminia fra i pastori, al cardinale Antonio la Venere che suona l’arpa e al principe Maffeo la Cleopatra. Nell’inventario del 1686 dei beni di Maffeo la Cleopatra viene descritta come “un quadro p. longo con depinto una Cleopatra di mano del S.re Cavaliere Lanfranco longo p.mi 7 e alta p.mi 5 incirca, con cornice mezza intagliata e dorata”.

I tre dipinti sono documentati negli inventari della famiglia Barberini, almeno fino al 1812 quando la Cleopatra, a seguito della divisione della famiglia in due rami, entrò nella proprietà Sciarra Colonna e trasferita a Palazzo Sciarra, dov’è ricordata in tutte le principali guide di Roma dell’Ottocento. Nel 1899 il dipinto fu venduto con altre opere della collezione Sciarra e da allora viene custodito in collezione privata.

Da un punto di vista strettamente cronologico il dipinto è databile tra il 1626 e il 1634, fra l’arrivo del Marazzoli a Roma e la partenza del Lanfranco per Napoli (avvenuta nel 1634), o, come suggerito da Erich Schleier, fra il 1630 e il 1633.

La composizione è caratterizzata da una forte connotazione teatrale amplificata dal contrasto tra la pelle eburnea di Cleopatra, la sua espressività estatica e il ricco e ampio drappo in velluto unito rosso doppiato con un preziosissimo panno oro che si trasforma nel vero fulcro compositivo e cromatico dell’opera.

Sempre dal 4 settembre al 25 ottobre altre due opere saranno ospiti della Casa Museo della Fondazione: Capriccio con rovine di tempio e chiesa e Capriccio con veduta della laguna di Venezia di Francesco Guardi.

Il 19 settembre alle ore 18:00 presso la Casa Museo il controtenore Raffaele Pe eseguirà la cantata “Lamento di Cleopatra” composta da Marco Marazzoli e ispirato al dipinto di Giovanni Lanfranco.

Il concerto è in collaborazione l’Ensemble barocco La Lira D’Orfeo e l’Associazione Cieli Vibranti.

Per info e prenotazioni telefonare al numero 030 2520479 oppure inviare una mail all’indirizzo info@fondazionezani.com